- Accessibile
- Visitabile
- Ingresso gratuito
- Vista panoramica
- Parcheggio nelle vicinanze
Descrizione
La Chiesa Madre, intitolata ai Ss. Apostoli Pietro e Paolo, e investita del titolo di "matrice" ed "insigne" prima e di civitas poi, domina il rione Dirupo dall'alto della Terravecchia.
Nel 1542, promossa dall'Università locale, si inizia la costruzione del tempio su una preesistente piccola chiesa a capanna risalente al 1212 e di cui attualmente si conserva solo il campanile, di impianto romanico-pugliese, con il tetto a doppio spiovente e l'interno a croce latina, presenta una semplice facciata a salienti, che evidenzia all'esterno la divisione in navate della Chiesa. La torre campanaria si sviluppa da una zona inferiore compatta in altri due ordini, con bifore snelle e cella che accoglie campane intonate in concerto.
L'interno della Chiesa è illuminato da finestre che si aprono sia nelle tre navate a volta sia nella bella cupola emisferica, di epoca rinascimentale, e posta al centro del transetto. I tredici altari laterali, a partire dal 1544, furono dotati di ipogei adibiti a fosse di inumazione. Già nel '700 la Chiesa si presenta completa di Cappelle ed Altari di stile barocco, con elementi decorativi profusi con grande esuberanza, intagliati riccamente nel legno e dorati.
Sugli Altari sono incastonate, scenograficamente, numerose statue di cartapesta, quasi tutte risalenti alla bottega leccese di Salvatore Sacquegna, Fornitore Pontificio, che realizzò pure un Presepe monumentale ambientato nei "calanchi" e attualmente conservato nella Cripta.
Numerose tele arricchiscono le pareti del tempio; alcune di esse sono attribuite a Domenico Guarino (San Nicola, Sant'Ignazio e San Tommaso D'Aquino), noto pittore napoletano della prima metà del XVIII secolo. Al Guarino è stata attribuita anche una piccola tela che raffigura Sant'Antonio Abate e che è collocata vicino al campanile. Il presbiterio presenta l'Altare maggiore circondato da un sobrio Coro di derivazione monastica, con retrostante scenografica mostra d'organo in legno intagliato che accoglie le canne dello strumento.
La sacrestia presenta, lungo le pareti, pregiati armadi in legno policromo con sedili a cassapanca risalenti al '700. Numerosi e raffinati gli arredi sacri in argento, comprendenti calici, ostensori e croci punzonati con varie sigle e la cui tipologia trova riscontri formali e decorativi in altri simili oggetti prodotti nel '700 in area napoletana.
Nell'ultimo secolo ripetuti e successivi restauri hanno posto riparo a danni dovuti alla particolare natura del terreno che con la sua franosità, già dal 1688, ha ripetutamente messo in pericolo la stabilità dell'edificio. Dopo un lungo periddo di chiusura al culto, la Chiesa Madre è stata benedetta e riaperta ufficialmente il 14 febbraio dell'anno 2001.
- La campana usata per lanciare l’allarme nei territori circostanti l’abitato di Pisticci