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11 Febbraio 2022Una ferita che cambiò per sempre l’aspetto e l’animo della cittadina di Pisticci
Sono trascorsi 336 anni dalla tragica e gelida notte di Sant’Apollonia, tra l’8 e il 9 Febbraio 1688, quando una frana ingoiò parte dell’attuale rione Terravecchia, allora rione Casalnuovo, con una stima di circa 400 morti.
L’aspetto del paese cambiò per sempre. È una ferita ancora aperta nei sentimenti della comunità pisticcese, che ci ricorda la fragilità delle nostre argillose colline ma anche l’enorme caparbietà degli abitanti del tempo che vollero ricostruire l’abitato in paese.
Da lì nacque il rione Dirupo, le casette a filari chiamate lammie e caseddhe a seconda della struttura del tetto (a doppia falda o a botte), bianche di calce, esempio importante di architettura spontanea contadina che caratterizzano il rione antico e che sono il simbolo stesso di Pisticci.
La “campana delle calamità”
Quella che vedi in foto è la “campana delle calamità” utilizzata nei giorni successivi al tragico evento della notte di Sant’Apollonia per richiamare l’attenzione delle comunità che abitavano i territori prospicienti a quello pisticcese. È detta “delle calamità” perché serviva anche a richiamare dentro le mura del vecchio borgo la popolazione in caso di pericolo. Fungeva da segnale di allarme ed aveva un suono distintivo.
Nei giorni successivi alla frana del 9 febbraio 1688, il suo rintocco fu avvertito, a svariati chilometri di distanza, dai monaci del Santuario di Santa Maria Regina di Anglona, nel comune di Tursi, che prontamente partirono alla volta di Pisticci per portare soccorso alla popolazione. Il santuario con molta probabilità ne aveva una analoga.
La campana è datata 1472 ed è caratteristica per la scritta in latino scolpita su di essa: “A folgore e tempeste liberate domine“. Fu salvata dalla fusione, negli anni dell’ultimo restauro della Chiesa Madre, da don Mario Florio, don Giovanni Punzi e il dottor Antonio Salomone che la riconobbero dopo averla ripulita dall’ossidazione dei secoli. Fu così che si decise di tenerla in chiesa ed esporla ai fedeli ed ai visitatori. Puoi ammirarla nella navata sinistra della Chiesa Madre, lateralmente all’altare principale.
Dove si trovava il rione Casalnuovo prima della rovinosa frana?
Visit Pisticci ha cercato di ricostruire graficamente la presumibile posizione del rione Casalnuovo che si trovava allo stesso livello, in altezza, del rione Terravecchia. Il caseggiato, infatti, si sviluppava anche dinanzi la Chiesa Madre e in parte la circondava. Dopo la frana, gli unici elementi ad essere sopravvissuti ad essa furono la Chiesa Madre, che contenne in qualche modo lo scivolamento a valle dell’abitato, la Chiesa dell’Immacolata Concezione e il blocco di case del cosiddetto Fronte, ovvero la parte posizionata più ad ovest.
La linea rossa nelle ricostruzioni indica il margine del caseggiato appartenente all’antico rione Casalnuovo e divide la parte sottostante del versante dove, in seguito, fu ricostruita una parte dell’abitato che assunse il nome di rione Dirupo.
Le ricostruzioni grafiche non hanno carattere scientifico ma intendono dare al lettore l’idea di dove fosse collocato l’antico rione Casalnuovo, inghiottito da una frana nella notte di Sant’Apollonia del 1688.
Si ringraziano Giuseppe Vitale e Roberto Grossi per le preziose informazioni condivise.